Se nelle scorse settimane ho parlato in generale del nuovo decreto tax credit, oggi mi vorrei concentrare sulla regola che rende fondamentale uscire con uno dei 20 maggiori distributori italiani (in base agli incassi delle due annualità precedenti, va bene essere finiti nei primi venti anche solo in un unico anno). Ma c’è veramente una grande differenza tra i risultati dei distributori, in grado di portare ‘facilmente’ al successo i film italiani? Dopo aver visto i dati, non ne sono convinto, soprattutto per quanto riguarda le aziende fuori dalla top 10. Per ragionare sui numeri, ho preso in considerazione il periodo 1 gennaio 2023 - 23 agosto 2024 (anche se non sono due anni completi, ci danno un quadro importante delle forze in campo)
Iniziamo a sgomberare il campo da una vaccata che si è sentita spesso in questo periodo, ossia che queste nuove norme favorirebbero le grandi aziende straniere. Se fosse così, le prime a beneficiarne sarebbero le tre major, Disney, Universal e Warner. Eppure, le prime due non hanno distribuito nessun titolo italiano in questo periodo, la Warner nel 2024 solo uno (quello dei Me contro te).
A questo punto, immaginatevi una scena negli uffici Disney. “Adesso che c’è la regola dei primi venti distributori su cui abbiamo fatto grande attività di lobby, dobbiamo assolutamente impegnarci a fondo con i film italiani, anche a costo di trascurare il lavoro sulle nuove pellicole Marvel e Pixar!”. Non so perché, ma trovo improbabile che questa conversazione sia mai avvenuta. Tutto questo però dovrebbe insegnarci che, un conto è lamentarsi di una regola che si considera sbagliata (e sotto troverete diversi numeri a sostegno di questa tesi), altro conto è creare leggende metropolitane che rendono più difficile essere presi sul serio.
E passiamo ai tre grandi distributori italiani collegati alle televisioni, ossia 01, Medusa e Vision. Su quest’ultima, che sta vivendo un periodo di grande cambiamento (e che nella stagione 2023-2024 viene dallo straordinario risultato di C’è ancora domani), è difficile fare previsioni, anche se è evidente che il precedente volume di investimenti (produttivi e distributivi) sul cinema italiano è avviato verso una riduzione importante. Medusa continua a ottenere dati importanti con alcuni film (al momento, Un mondo a parte è il maggiore incasso italiano del 2024), ma ormai da diversi anni distribuisce quasi esclusivamente commedie, con qualche eccezione per grandi nomi di registi e talent.
01 ovviamente ha un ruolo fondamentale nel portare al cinema tanti prodotti variegati, dai titoli d’autore di grandi registi affermati alle pellicole degli esordienti, senza dimenticare commedie e altri titoli commerciali. Lo confermano i risultati importanti sia delle pellicole d’essai (Io capitano, Comandante) che dei titoli comici (Siani e Pieraccioni su tutti). Ma è impossibile pensare che possa ampliare sensibilmente la quantità di film distribuiti, cosa che porterebbe al rischio di calare nella qualità del proprio lavoro.
A questo punto, passiamo a grandi realtà indipendenti come Eagle Pictures e Lucky Red, che hanno ottenuto grandi successi con le pellicole straniere. Per trovare la prima pellicola italiana di Eagle (e l'unica nei primi 48 incassi di questa società, così come l'unica sopra i 200.000 euro), dobbiamo scendere al tredicesimo posto con 50km all'ora (2,2M). Per quanto riguarda Lucky Red, il primo incasso arriva curiosamente da un evento (Io, noi e Gaber, 609.864 euro), seguito da Il più bel secolo della mia vita (364.934 euro).
Passiamo a I Wonder Pictures, che in questi quasi due anni si è segnalata per prodotti di successo come La zona di interesse, The Whale e Everything Everywhere All At Once. Tuttavia, il suo primo incasso italiano è stato Mi fanno male i capelli (123.958 euro), seguito da Piano piano (103.862 euro).
Saltando Nexo Pictures e i suoi eventi (ma va comunque sottolineato l'ottimo risultato di Sarò con te, 1.433.457 euro), passiamo ai successivi dieci distributori, iniziando da BIM. Qui, è interessante notare come questa casa di distribuzione abbia portato a superare il milione ben due film, Stranizza d'amuri (1.302.450 euro) e Palazzina Laf (1.028.693 euro).
Poco significativo invece il coinvolgimento con il cinema italiano di Plaion (nessun incasso italiano sopra i 10.000 euro), mentre Notorious non ha nulla oltre i 400.000 euro (Improvvisamente a Natale mi sposo con 389.101 euro e Charlotte M - Il film Flamingo Party, 236.770 euro). Adler supera i 200.000 euro con due titoli, l'evento su Zucchero (215.827 euro) e il film Delta (213.222 euro), Teodora ha come miglior dato tricolore Misericordia (151.650 euro, stendo un velo pietoso sulla polemica che si era creata da parte della regista e di cui avevo già parlato qui) e Indipendenti regionali si segnala per il documentario/evento Mirabile visione: Inferno (308.116 euro).
Dati più alti invece per i titoli di testa di Europictures (Nata per te, 840.426 euro) e Fandango (Volare, 670.982 euro). Realtà come Movies Inspired e Vertice 360 (entrambe nei primi venti distributori) non hanno portato al cinema film italiani in questo periodo. Ci sono poi società nate da poco come Be Water e Piper, che sicuramente distribuiranno al cinema titoli importanti, ma che è impossibile giudicare senza uno storico (molto positivo comunque per Be Water il dato de Il segreto di Liberato, 1,1M di incasso).
Ora, a scanso di equivoci, questo elenco non serve certo per criticare tanti distributori importanti, che anzi hanno conquistato risultati notevoli con i film stranieri. Possibile che non siano in grado di fare lo stesso con i titoli italiani? Semplicemente, non è una questione di capacità, ma di un’oggettiva difficoltà a distribuire magari prodotti non di primissimo piano, in un panorama produttivo troppo ricco di offerta a livello quantitativo (soprattutto sul versante autoriale/festivaliero).
Tutto questo però mi porta a riflettere: a parte alcuni grandi distributori specializzati in cinema italiano, è veramente così diverso, per le potenzialità commerciali di un prodotto, essere portati al cinema da una società nei primi venti o fuori dai primi venti? I numeri non sembrano proprio indicarlo.
C’è poi un problema maggiore: da una parte, gli incentivi produttivi portano ancora di più a realizzare prodotti d’autore (basti pensare agli oltre 50 milioni di euro di selettivi destinati alle storie legate alla realtà italiana). Dall’altra, le nuove norme favoriscono soprattutto i film che ottengono i selettivi e quelli che vanno ai Festival importanti. E in entrambi i casi di solito sono i film d’autore a prevalere.
Da persona che ritiene ci sia già un eccesso di produzione di titoli d’essai/d’autore/sociali/da festival, ho il forte timore che questo genere vedrà un aumento di prodotti (almeno in percentuale al totale, non dico in numeri assoluti), che continueranno ad avere grossi problemi di distribuzione. E visto che non credo che la torta degli incassi cinematografici (e ancora meno le entrate dagli sfruttamenti successivi) aumenterà, l’ambizione di dar vita a un Mercato di prodotti italiani più forte e di successo rischia di venire meno…