“Arriviamo vivi al 2025”. “Adesso escono pochi film per lo sciopero a Hollywood, poi si torna alla normalità e, anzi, ci sarà un sacco di prodotto”. Di storie nell’ultimo anno ce ne siamo raccontate parecchie. Magari erano perfette per farci stare meglio, ma non erano necessariamente vere.
Negli ultimi due anni, la quota del cinema americano è stata intorno al 55%, ma più che altro - seppur bassa di suo - il vero problema sono stati i dati assoluti (267,9 milioni di euro nel 2024, 414,3M nel 2019), decisamente inferiori al passato e che certo non permettono di tornare al livello di biglietti staccati del prepandemia.
Si trattava di aspettare il 2025, gli effetti degli scioperi sarebbero terminati, e tutto sarebbe tornato come un tempo. Teoria interessante, alla quale però io ribattevo con una diminuzione strutturale di produzione, legata soprattutto alle scelte delle major. Prendiamo le parole di Donna Langley che cito sempre, come riportate da Variety: “le vendite di biglietti in Nordamerica sono calate del 20% quest'anno e il box office globale sta subendo una flessione ancora più marcata. Non penso che riusciremo a tornare ai livelli precedenti la pandemia”.
Ma pensiamo anche a certi film. Se Dwayne Johnson lavora per Amazon Prime per Uno rosso, ci possiamo anche dire che quel budget (si parla di 250 milioni di dollari) nessuna major l’avrebbe accettato per un film theatrical ‘puro’ (e non un’uscita come questa, con finestra breve prima del passaggio SVOD). Ma intanto Dwayne Johnson lavora per una piattaforma. E se Cameron Diaz torna a recitare, di per sé un evento, ma lo fa per Netflix con Back in Action, il passaggio sala ce lo scordiamo proprio.
Ed ecco che uno vede la programmazione di alcuni mesi sul Mercato nordamericano e i film che arrivano (e che dovrebbero aiutare poi anche il botteghino italiano) e si dice che ci sono troppi periodi di vuoto. Certo, in altri momenti possiamo avere grandi speranze da alcuni blockbuster e in generale c’è un miglioramento rispetto al 2024.
Ma vediamo per esempio i primi mesi dell’anno, anche grazie a una ricerca di Scott Mendelson, con l'unica uscita su cui possiamo mettere la mano sul fuoco che avviene a febbraio, grazie a Captain America: Brave New World, che da tracking dovrebbe aprire vicino ai 100M di dollari. Di sicuro, anche il franchise di Paddington (che lo vede questa volta in Perù) fornirà un contributo interessante. Ma basti pensare che per gennaio si riteneva che il film più forte potesse essere The Wolf Man, con l’idea che aprisse con 20-30M. In realtà, si è dovuto accontentare di 13,9M, ma ci si chiede: non c’è altro?
A marzo e aprile, sicuramente qualcosa funzionerà, ma non ci sono scommesse sicure. Biancaneve è un live action importante, ma difficile capire quanto incideranno le tante polemiche che hanno circondato il film. E Mickey 17, dal regista di Parasite Bong Joon Ho, era già una grande scommessa di suo, figuriamoci dopo i tanti rinvii.
Aprile dovrebbe sicuramente regalarci un successo tra l'adattamento del videogioco di Minecraft e l'horror di Ryan Coggler con Michael B. Jordan Sinners, entrambi firmati Warner. Ma sono, a loro modo, due film costosissimi (il primo 200M, il secondo 90M, tanti per questo genere di prodotto) e se i conti non tornassero, le major potrebbero evitare certi rischi.
Problematici anche i mesi di agosto e settembre. Per il primo, possiamo considerare come uscita più importante il sequel di Troppo cattivi. Il film originale aveva conquistato 250 milioni di dollari nel mondo, arrivando ad aprile 2022, un periodo ancora non semplice, ma non stiamo esattamente parlando di un nuovo film di Inside Out o di Oceania. Va comunque ricordato che in quel mese c'è anche il ritorno al cinema di Leonardo DiCaprio, nella nuova pellicola (costosissima, per i suoi standard) di Paul Thomas Anderson. E speriamo magari che il remake de Una pallottola spuntata sia una bella sorpresa, così come il sequel di Quel pazzo venerdì.
Decisamente non straordinario neanche settembre, con prodotto più promettente il quarto capitolo di The Conjuring (il terzo aveva superato di poco i 200M nel 2021, meglio i 268M di The Nun 2).
Insomma, vi sembra il panorama di un normale anno prepandemia? A me proprio no. E quindi, fino a quando qualche dirigente major non afferma (e non conferma con i fatti) che si deve tornare al volume di produzione del passato, sia a livello quantitativo che qualitativo, io rimango scettico…