Se ieri mi sono concentrato sui risultati generali dell’estate cinematografica italiana, oggi mi dedico ai dati del cinema italiano, per capire meglio come sta andando il progetto di sostenere la nostra produzione a uscire nei mesi più caldi.
Nell'estate 2024 (6 giugno-21 agosto), dai film italiani arrivano 4.969.045 euro e il 5,32% di quota, dalle coproduzioni sono emersi circa 450.000 euro e uno 0,50% di quota (scusate, ma è difficile essere preciso con un elenco di film, alcuni dei quali sicuramente maggioritari italiani, altri no). Ma c'è da dire che un apporto cruciale lo ha portato il film dei Me contro te, Operazione spie, che ha incassato da solo 1.277.132 euro, con altri quattro titoli che hanno superato i 200.000 euro: L'arte della gioia - Parte 2 (267.332 euro), Un mondo a parte (263.171 euro), Palazzina Laf (205.837 euro) e L’arte della gioia - Parte 1 (201.888 euro).
Nell'estate 2023 (1 giugno-16 agosto), i film italiani hanno conquistato 4.924.500 euro (5,69%), mentre le coproduzioni (che sostanzialmente possono essere considerate in larghissima parte film italiani) hanno generato 259.748 euro e lo 0,30%. Qui, importante il dato di Rapito (poco più di 1,2M nel periodo considerato), con altri tre titoli sopra i 200.000 euro durante l'estate (Il sol dell'avvenire con 316.503 euro, Denti da squalo 250.467 euro e I peggiori giorni con 226.628 euro).
Ma prendiamo anche l'ultima estate 'normale' (prima della pandemia) e senza supporto specifico (biglietto a 3,50 euro) per i titoli italiani, quella del 2019 (6 giugno-21 agosto). In quel periodo, si erano ottenuti dai film tricolore 4.082.597 euro (6,60%), ma fondamentale anche in quel caso un film di Bellocchio, Il traditore, in grado di tenere bene anche dopo l'uscita in concomitanza con Cannes e ottenere altri 1.560.130 euro. Altri cinque film sopra i 200.000 euro, ossia Restiamo amici (360.119 euro), Il grande salto (310.844 euro), A mano disarmata (305.005 euro) e The Nest (228.347 euro), mentre devo ammettere di non aver capito bene perché Domino (323..828 euro) venga considerato un prodotto nazionale.
Insomma, prendendo in considerazione queste tre estati, in ciascuna di esse c’è stato un titolo importante. Ma perché è uscito in concomitanza dell’estate? In due casi abbiamo avuto un film passato in concorso a Cannes e che ha proseguito il suo percorso dopo un esordio a maggio. Quest’anno, invece, i Me contro te avevano una ragione in più per uscire d’estate, ossia il fatto che è già previsto uno spinoff di questa saga in arrivo a dicembre (e quindi, sarebbe stato impossibile uscire con questo film a settembre o ottobre). Insomma, gli unici film di un certo valore commerciale sono arrivati per ragioni che non hanno a che fare con le iniziative pubbliche messe in campo.
Tornando ai risultati di incasso ottenuto, sono numeri ragionevoli? Assolutamente sì. Sono numeri che indicano un profondo cambiamento? Direi proprio di no, anche se vogliamo considerare che tra 2024 e 2019 ci sono circa 1,4 milioni di euro di differenza (ma anche una percentuale di quota nazionale inferiore, -0,80% circa). Intanto, sono numeri che ci fanno pensare di dover fare molta attenzione a giudicare lo stato di salute del cinema italiano dalle percentuali che i nostri prodotti ottengono nei mesi estivi. Erano numeri bassi prima, lo sono ancora adesso, non c’è una flessione, anzi (anche se sarebbe auspicabile un maggior sfruttamento di questo periodo, visto anche il quantitativo di prodotti realizzati in questi anni).
Non c’è dubbio che per un produttore italiano (ma anche per il regista della pellicola) accettare di arrivare in sala d’estate, sembra sempre qualcosa di strano e di cui diffidare (“Il distributore non crede nel mio film?”). Ovviamente, in certi casi si sopravvaluta il proprio titolo, atteggiamento comprensibile, ma che poi fa pensare che sia meglio uscire in periodi affollati autunnali/invernali (e magari passare inosservati) piuttosto che provare almeno ad avere una tenitura lunga. In ogni caso, non è un ragionamento che si risolve facilmente, come dimostrano proprio le cifre indicate.
D’altronde, se il sostegno fornito avesse veramente un impatto, sarebbe logico che molte realtà si decidessero a uscire in questo momento. Perché altri titoli (almeno medi) non sono usciti? Ne deduco che gli incentivi non fossero sufficienti a ripagarli di quanto ritengono di perdere in estate. E che la spiegazione alla mancata presenza di film italiani importanti nell’estate 2023 (“non c’è stato il tempo di mettere in cantiere i film per questa stagione, perché non sapevamo di questi sostegni, l’anno prossimo sarà diverso” e frasi di questo genere) erano ovviamente delle scuse.
C’è un problema più generale, che è difficile da commentare, perché si rischia di essere ingenerosi, ma proviamoci lo stesso. Di iniziative che vogliono sostenere il cinema ce ne sono molte. E la maggior parte non vanno bene. Non è un parere personale e neanche una critica, ma un semplice ragionamento logico.
La maggior parte dei film non va bene, che siano stranieri o italiani. Questi ultimi, poi, venendo fatti in buona parte anche per sostenere un’industria e dei registi al primo/secondo/terzo film, per ovvie ragioni difficilmente saranno dei successi commerciali.
Allo stesso modo in cui accettiamo che la maggior parte dei prodotti (non solo cinema, ma di qualsiasi industria) sono destinati ad andare male, allora dobbiamo tranquillamente accettare che le iniziative pubbliche di sostegno al cinema possano non portare i risultati sperati. Non c’è del dolo, è soltanto molto difficile far funzionare certe cose.
Quello che invece non mi convince, è quando magari si decidono di continuare delle iniziative solo per dimostrare che hanno funzionato e che si aveva ragione. Basterebbe invece vedere rapidamente che una cosa non è andata come sperato, ragionare sui motivi che non hanno portato al successo e provare subito qualcosa di diverso. In effetti, il problema vero non è che una cosa non funziona, ma la lentezza nel modificarla.
Per esempio, è evidente che la leva del prezzo può andar bene quando si ha un film importante molto scontato e a quel punto il pubblico reagisce per non perdere l’occasione. Ma se si pensa che un titolo italiano sconosciuto provochi lo stesso effetto, rischiamo di illuderci, come confermano i numeri evidenziati sopra.
Serenamente, accettiamo che questa iniziativa non ha modificato sensibilmente la situazione del cinema italiano, come peraltro avvenuto con diverse altre. E ragioniamo su qualche altra ipotesi. Magari applicandola rapidamente…