Due responsabili di major e due visioni del theatrical. Tom Rothman, CEO Sony, ha consigliato agli esercenti di diminuire i costi dei biglietti per i più giovani, così da colmare la differenza sia con l’aumento di ingressi che le entrate collaterali (immagino soprattutto food & beverage). Personalmente, lo trovo un discorso molto pericoloso, perché sembra sempre che il biglietto sia troppo caro, sia da noi in Italia (ed è ridicolo, rispetto a qualsiasi altra forma di intrattenimento) che negli Stati Uniti (dove il prezzo è più caro, ma anche a fronte di una qualità tecnologica delle strutture più elevata).
Sorprendente anche la sua previsione sul fatto che “sta terminando l’era della tirannia delle IP. Dopo che nel 2023 24 dei primi 25 incassi erano film basati su IP, tra tre o quattro anni non sarà più così”. Rothman sostiene anche che i prossimi film di Venom e Spider-Verse saranno gli ultimi capitoli. Ma sarà vero? Anche se fossero degli incassi enormi, il CDA non gli chiederà di fare altri capitoli di queste saghe?
Rothman è molto convinto della strategia Sony di trovare un equilibrio tra “dei sequel solidi di grosse IP” (come il sequel di 28 giorni, Karate Kid e l’adattamento di The Legend of Zelda), assieme a “cose più coraggiose”. Ma visto che, secondo Rothman, “è sempre più difficile che i giovani siano eccitati da qualcosa che li spinga a essere interessati e uscire di casa”, Sony produrrà meno film con grosse IP, mentre aumenterà i prodotti per i pubblici che “sono poco serviti di novità e urgenze culturali”.
Personalmente, sarei molto contento se Sony puntasse meno sulle IP e magari invece su prodotti che il pubblico vorrebbe, ma che vengono fatti in minore quantità. Solo che questa tipologia di dichiarazioni mi capita spesso di sentirla, ma non sono sicuro che sia reale. Vedremo come si comporterà effettivamente Sony nei prossimi mesi/anni.
Un’altra dirigente che ha parlato è stata Donna Langley di Universal. In alcuni casi, sinceramente, con dichiarazioni che ho sentito spesso e con cui non sono necessariamente d’accordo.
“Nel panorama dei media, stiamo vivendo delle tendenze che sono state messe in moto prima della pandemia, ma che sono state accelerate da questa. Stiamo assistendo a un cambiamento nel comportamento dei consumatori, che sta spingendo a ripensare e rimodellare il nostro business”.
Questo spostamento ha portato a un calo del mercato globale di “circa il 20%. E non crediamo di poterlo recuperare. Penso che come settore possiamo resistere, ma gli scioperi dell'anno scorso hanno avuto un impatto su di noi e al momento c'è un minor volume di produzione a disposizione per il Mercato. Come spettatore, so che se non ci sono molte cose da vedere, si perde l'abitudine. Diminuisce la voglia di alzarsi dal divano e andare al cinema. E ci sono così tante belle opzioni a casa con lo streaming. Quindi, abbiamo bisogno che torni il precedente volume di produzioni. Abbiamo bisogno di più film, e di grandi film, sul Mercato”.
Il problema è che, se Universal non crede molto nel possibile ritorno al Mercato che c’era prima, è normale che continuerà nella sua strategia di window brevissime. Come capitato di recente con The Fall Guy, che è già disponibile negli Stati Uniti in VOD (al non modico prezzo di 19,99 dollari per il noleggio, 24,99 dollari per il download), quindi è uscito online dopo 19 giorni dall'arrivo theatrical.
La notizia di per sé non è sconvolgente, perché negli Stati Uniti Universal ha un accordo per cui può andare in VOD dopo 19 giorni se il film apre nel primo fine settimana nei cinema con meno di 50M di dollari e dopo 33 giorni se invece supera i 50M, frutto di un accordo durante la pandemia con gli esercenti (che sinceramente hanno sbagliato, almeno a non farlo a 'scadenza', tornando a window più lunghe quando la situazione fosse rientrata nella normalità). In Italia, se non è cambiato niente (in effetti, non mi risulta), Universal rispetta una window theatrical di 60 giorni.
David Poland ha analizzato questa politica Universal e ha fornito dei dati molto interessanti. Iniziamo da una cosa che non condivido di quanto scrive Poland. Lui infatti sostiene che - anche se in generale non è d'accordo con queste window - apprezza la coerenza e la stabilità di questa strada, a differenza delle scelte sempre diverse delle altre major, perché almeno il consumatore in questo modo avrebbe le idee chiare e potrebbe regolarsi al meglio. Tuttavia, il ragionamento forse va bene per noi addetti ai lavori, mentre dubito che un adolescente conosca la differenza tra i modelli di window di Universal rispetto a quelli di Disney (ammesso e non concesso che sappia che The Fall Guy è un film Universal e non - faccio per dire - Warner o Paramount)
Ma veniamo invece alle statistiche, che sono molto interessanti e utili. Universal ha fatto uscire 48 film in wide release da quando è iniziato il COVID (primo titolo, Freaky, 13 novembre 2020). 4 titoli sono arrivati in contemporanea sale e su Peacock (compresi, se non sbaglio, due film di Halloween e Friday Night at Freddy's, quindi titoli horror).
Dei 44 film usciti in esclusiva in theatrical, 22 sono arrivati in VOD tra i 19 e i 21 giorni, comprese 3 delle 4 uscite di questo 2024. Va detto che delle 21 wide release tra novembre 2020 e giugno 2022, solo in sei casi si è sfruttata la VOD a 19-21 giorni, quindi il 29% dei titoli in questione. Da quel momento (agosto 2022) 15 delle successive 26 wide release Universal sono andate in VOD tra i 19 e i 21 giorni, il 58% dei casi. E, come detto, nel 2024 siamo al 75% (3 casi su 4).
Metà di questi 44 titoli hanno subito un calo di almeno il 50% nel weekend dopo l'uscita VOD. In questo gruppo, che ha subito quindi una flessione importante, ci sono Prendi il volo (arrivato in VOD dopo 65 giorni), Trolls 3 - Tutti insieme (33 giorni), Fast X (25 giorni), M3gan (49 giorni), The Bad Guys (61 giorni) e anche Oppenheimer, che però aveva una window che di questi tempi è da considerarsi lunghissima, ossia 4 mesi.
L'anomalia è stato Minions 2 - Come Gru diventa cattivissimo, che ha aumentato gli incassi nel weekend dopo l'uscita VOD. Ma in generale, ovviamente, come confermano i numeri indicati sopra, l'arrivo di un film in VOD incide negativamente sul box office theatrical (anche perché significa avere una copia perfetta per chi si affida alla pirateria, cosa che è ben diversa dall'avere copie di pessima qualità con riprese tremolanti al cinema).
Ovviamente, in tutte queste considerazioni ci mancano dei dati fondamentali, ossia quanto ottiene esattamente Universal dal VOD e soprattutto quanto otterrebbe invece aspettando e mantenendo una window theatrical più lunga. L'unica considerazione che posso fare, è che mi viene da pensare (anche da alcuni dati che Universal aveva comunicato in passato) che le uscite VOD sono molto interessanti/con numeri forti per i prodotti family, magari meno invece per altri tipi di generi e quindi forse nel primo caso c'è convenienza, nel secondo meno.
Ma come fa notare Poland in un articolo uscito questa settimana, “solo 16 film hanno aperto con più di 50 milioni di dollari l'anno scorso, tra cui 4 della Universal. Si tratta di circa il 10% del mercato. Quindi, se tutti seguissero il sistema della Universal, il 90% dei film sarebbe disponibile in VOD entro 19 giorni dall'uscita”. E’ questo il modo di sostenere il theatrical?