Che soluzioni si possono trovare per aiutare il Mercato cinematografico a crescere, in un anno che sembra fatto apposta per deludere le aspettative di un ritorno alla normalità, dopo gli ottimi segnali del 2023, per via di una mancanza folle di prodotto?
Richard Rushfield della newsletter The Ankler ha dato vita a un’analisi molto interessante sulla situazione (la trovate qui, ma è a pagamento), intitolata “Come salvare un business da 70 miliardi di dollari, del quale non sappiamo cosa fare - Il theatrical sta per vivere il suo peggior anno a mia memoria. Ma possiamo riprenderci”. Lasciamo perdere un certo senso apocalittico tipico di Rushfield (poi dicono a me 🙂 e la valutazione del business theatrical (anche prima della pandemia, non sarei andato oltre i 60 miliardi, comprese tutte le entrate collaterali extra biglietti come il food & beverage, la pubblicità, ecc.).
Rushfield parte da un 'peccato originale', quello che le major a un certo punto hanno smesso di vedersi come degli intrattenitori/produttori di contenuti e hanno pensato di essere dei semplici ingranaggi in un gigantesco meccanismo finanziario. Per cui, l'importante era avere l'appoggio di Wall Street, come era avvenuto per Netflix, magari imitando le sue mosse (ma con dieci anni di ritardo), mentre il cinema in sala era una cosa vecchia e che ormai non funzionava (perché???).
Il paradosso è che il pubblico non condivide questa opinione. Come dice Rushfield, "Ogni volta che arriva dell’intrattenimento interessante, il pubblico si reca a vederlo. Se il theatrical fosse uno sfruttamento morto, non avrebbe potuto creare il fenomeno Barbenheimer. Anzi, non avrebbe neanche dato vita a Tutti tranne te”. Per migliorare la situazione, Rushfield fornisce delle regole/consigli, che saranno fatti ovviamente per Hollywood, ma che spesso sembrano utili anche per la realtà italiana. Vediamole, ma vi annuncio anche che nei prossimi giorni farò qualcosa del genere con alcune mie opinioni personali.
Avere dei grandi successi
Sembra banale, ma non è solo una questione di portare grandi incassi alle sale e a tutta la filiera. I grandi successi possono creare un effetto a catena, suscitando una forte voglia del pubblico ad andare in sala e con investitori che arrivano anche da realtà esterne. Rushfield cita i due figli del miliardario fondatore di Oracle Larry Ellison, entrambi impegnati nel cinema. “Se manteniamo viva la fiamma, torneranno i soldi per tutti”. Lo abbiamo visto anche con C'è ancora domani, l’enorme impatto ha avuto ripercussioni positive non solo per chi ha creato questo film di successo, ma per tutto il settore.
Basta lamentarsi con gli streamer
Per anni, da una parte abbiamo sperato che gli streamer investissero nel cinema (ma Netflix continua a dire di non pensarci proprio e anche Amazon sembra aver tradito le promesse in questo senso). Dall'altra, ci lamentiamo come se i problemi della sala dipendessero dalle piattaforme (certo, quando i film saltano il passaggio nei cinema o con window di 30 giorni come capitato da noi, magari è anche vero). Ma ormai, tocca abituarsi e vivere in questo mondo, in cui le piattaforme continueranno a esistere. E comunque, è chiaro che la concorrenza forte le piattaforme la fanno all'intrattenimento domestico, più che alle sale, come dimostra l’esempio francese, in cui Netflix ha 11 milioni di abbonati, ma la sala continua a funzionare...
Fare le cose ovvie
Rushfield cita un’altra persona che scrive su The Ankler e che propone una cosa semplice: realizzare commedie. Si prende l'esempio di Tutti tranne te, diventato un successo visto che era contemporaneamente l'unica commedia disponibile sul mercato, l'unico titolo indirizzato ad adolescenti e ventenni e l'unico film romantico a disposizione in tutto il mondo in occasione del periodo di San Valentino (e prima, of course). Peraltro, è un film con budget veramente basso per gli standard americani (25 milioni di dollari, ormai quello che costa una puntata di House of the Dragon).
Così come altre lezioni ‘ovvie’ sono quelle di far uscire per le feste natalizie dei film che siano tematicamente in linea. In questo senso, sarebbe interessante ragionare su quanto alcuni titoli italiani che hanno performato male in questo Natale 2023 non avessero questa caratteristica. Inoltre, bisogna fornire agli adolescenti dei prodotti da vedere (qui in Italia siamo messi molto male). In generale, non pensare che possa funzionare solo una tipologia di prodotto. Spesso si è parlato della necessità di avere 'grandi eventi', ma se pensiamo a casi recenti di successo come Tutti tranne te, Povere creature! e Perfect Days, di certo non sono dei blockbuster. Insomma, diversificare.
I critici brontoloni
Già che c'è, Rushfield si avventura in una critica ai critici, reputati dei "brontoloni noiosi, che impongono una conformità di gusto assieme a un esercito di opinionisti che sostengono le stesse tesi". Ho anch'io dei grossi dubbi sulla critica attuale, ma devo anche dire che non ritengo sposti molto (neanche sull'essai puro), quindi mi sembra inutile perderci troppo tempo.
Creare nuove star
Questo non ha bisogno di spiegazione. Le star non solo portano le persone a vedere dei film già commerciali di suo, ma anche dei progetti molto rischiosi e che rischierebbero di essere un po’ respingenti per alcune fasce di pubblico (l’esempio che faccio sempre è Leonardo DiCaprio in The Revenant - Redivivo). In Italia sicuramente abbiamo un problema di ricambio generazionale (quali sono le nuove star comiche emerse negli ultimi dieci anni?) e sicuramente abbiamo difficoltà a creare star giovani. Poi, per chi come me pensa che le uniche star cinematografiche affidabili in questo momento siano Paola Cortellesi e i Me contro te, significa sfondare un portone già aperto…
Bravo Robert