La scorsa settimana, facevo notare il problema di comunicazione del nostro settore. Ma cosa si potrebbe fare per migliorare? Ecco qualche facile suggerimento, per impostare una maniera diversa in cui il cinema italiano racconta se stesso.
Finiamola di paragonarci alle piattaforme. Sono anni che si ripete che Netflix e altre aziende tolgono pubblico al cinema. Ma in base a cosa c’è questa idea? Le piattaforme sono un intrattenimento domestico, il cinema è un intrattenimento che avviene fuori casa. Inoltre, i risultati di biglietti staccati nel 2023 ci dicono che siamo sostanzialmente su un biglietto cinema per ogni italiano. Anche a voler considerare che circa metà degli italiani in sala non ci va proprio, significa che gli altri fanno segnare poco più di due biglietti a testa.
E in un anno queste persone non troverebbero due momenti liberi per andare al cinema, tutto per colpa di Netflix e Amazon? E se proprio credete in questa ipotesi, spiegatemi perché in Francia e negli Stati Uniti gli abbonamenti a Netflix sono molti di più rispetto a quello che avviene da noi, ma si vendono in media più biglietti per i cinema. Se la teoria dovesse essere vera, in Francia (più di undici milioni di abbonati Netflix, con una popolazione pressoché identica alla nostra) nessuno andrebbe al cinema…
Parliamo sempre delle abitudini del pubblico, sottintendendo una certa pigrizia degli spettatori. Questo è uno degli aspetti più autolesionisti del nostro settore. Se anche nel 2024 faremo 70-75 milioni di biglietti venduti e non i 90-95M a cui eravamo abituati prima della pandemia, dipende in larga parte dalla quantità/forza del prodotto disponibile, che in questi anni è decisamente inferiore. Se insomma il cinema americano (come conseguenza degli scioperi e/o scelta strutturale) offre meno contenuti di prima, perché stupirsi se i numeri di biglietti venduti sono più bassi?
Quando in estate Rai e Mediaset riempiono i loro palinsesti di repliche, nessuno urla alla crisi di ascolti (che ovviamente sono molto più bassi rispetto al periodo di garanzia). D’altronde, qualcuno di voi va in ristoranti che trova mediocri e insoddisfacenti? Quando scegliete una vacanza, optate per posti brutti e poco confortevoli? Non sarà che lo spettatore semplicemente vede che in sala (almeno, in certi periodi) non c’è qualcosa che lo interessa e sceglie di non andare?
Eppure, a forza di considerare il cinema in maniera ideologica, ci siamo convinti che il pubblico ci dovrebbe andare a prescindere e, se non lo fa, c’è un problema di base. Ma perché? Gli addetti ai lavori potranno anche pensare che faccia parte del loro lavoro andare spesso al cinema. Ma al pubblico (anche quello di appassionati) non si può chiedere nulla del genere. Se c’è una cosa chiara, è che gli spettatori sono diventati più preparati. E allora, se non trovano cose che sembrano soddisfare i loro interessi, è assolutamente giusto che rimangano a casa. Ma non significa che la gente non voglia andare al cinema (come dimostra bene quando escono prodotti come Inside Out 2 o Deadpool & Wolverine)...
Il cinema italiano. Che, per i mass media, è sempre in crisi. Ormai, mi sono fatto un’idea, ossia che l’unica volta in cui i giornalisti pensano che il cinema italiano funziona, è quando arriva un fenomeno, come è stato C’è ancora domani. In realtà, dovrebbe essere il contrario: molto meglio quando ci sono tanti film che funzionano bene, piuttosto che averne uno che funziona straordinariamente bene (e gli altri magari faticano).
Tuttavia, quanti articoli avete letto negli ultimi mesi in cui si diceva che nessuno va a vedere il cinema italiano? Chi li scriveva faceva confronti con gli stessi periodi dell’anno, ricordando magari che d’estate è normale che, se non escono titoli minimamente forti, non possono esserci incassi significativi per il cinema italiano? Ma soprattutto, chi pensa che questo 2024 abbia portato pessimi risultati al cinema italiano, lo sa che finora siamo su una quota di Mercato intorno al 20%, mentre l’anno scorso, nello stesso periodo (1 gennaio - 22 settembre), eravamo sul 16%? Insomma, un bel miglioramento, altro che crisi!
Gli insuccessi. Dobbiamo sempre giustificare che tanti film sono dei flop. Ma è normale, come tutte le attività private capitalistiche. Leggevo che negli Stati Uniti il 60% dei nuovi ristoranti chiudono nel giro di un anno. Un discorso simile avviene anche in Italia: come si può leggere qui, nel giro di cinque anni chiude un nuovo ristorante su due. E mi sto limitando solo al ‘cibo’, che in teoria dovrebbe essere un caposaldo fortissimo del nostro Paese. Quindi, perché dobbiamo sempre giustificare i fallimenti di un film come se gli altri settori andassero sempre benissimo?
Propongo una cosa facile. Perché non vediamo quanto si investe in risorse pubbliche in altri settori? I nostri numeri sono facili da trovare, ma quante risorse pubbliche si utilizzano per ristoranti e tante altre aziende di ogni tipo? Per i giovani imprenditori? Le donne? Sono tutti dei successi? O, come è naturale, qualcosa funziona e qualcos’altro invece si rivela una spesa che non porta nessun beneficio?
Abbiamo problemi molto simili qui in Brasile. Oltre al prezzo dei biglietti, la maggior parte dei cinema si trova nei centri commerciali (shoppings), il che comporta spese come il parcheggio, il viaggio, il prezzo dei popcorn... ci sono molti fattori.
Tutto giusto. Bisogna cambiare la narrazione.
Le associazioni dovrebbero rivolgersi a dei comunicatori professionisti, non i soliti inadeguati uffici stampa, e soprattutto non mettersi direttamente nelle mani dei giornalisti, specie quelli specializzati, che possono forse scrivere dei tilm e dei loro contenuti, anche se da noi non si riesce a leggere una critica cattiva, e soprattutto costruttiva, ma non sicuramente del business, che non riescono a capire/interpretare.